Kazimir Severinovič Malevič – Pittore
La Vita
Kazimir Severinovič Malevič nasce il 23 Febbraio del 1879 a Kiev, che in quel periodo si trovava ancora governata dall’Impero Russo. Di origini polacche è considerato il più grande esponente dell’astrattismo geometrico e fondatore del movimento artistico del suprematismo, innegabilmente una tra le più dotate personalità delle avanguardie sia russe che europee.
Malevič si trasferisce a Mosca dopo la morte del padre, nel 1904.
In quell’anno inizia il suo percorso nell’arte. Va a studiare nell’atelier di Fëdor Rerberg, uno stimato pittore russo votato all’insegnamento dell’arte a giovani di talento.
Nel suo primo periodo creativo Malevič si confronta e sperimenta diversi tipi di stili, realizzando una serie di dipinti con soggetti legati alla vita delle campagne.
Assieme ai suoi colleghi dell’epoca, Vasilij Kandiskij e Michail Larionov, partecipa alla mostra dell’associazione degli Artisti di Mosca e nel 1910 a quella del gruppo Fante di Quadri. Queste esposizioni, che vedono nelle sue opere una chiara contaminazione dal post-impressionismo francese, non hanno però per lui un esito particolarmente entusiasmante.
Il suo stile è in continua evoluzione e le sue sperimentazioni lo portano a sviluppare una tecnica pittorica che si porta a metà tra il Cubismo e il Futurismo. Dal primo coglie la frantumazione della forma, mentre dal secondo coglie la duplicazione dell’immagine in una rappresentazione molto più vicina al pittore francese Fernand Léger che a Picasso e Braque.
L’anno successivo alla rottura, Malevič decide di unirsi al compositore Michail Matjušin e allo scrittore Aleksej Kručënych per scrivere il primo manifesto del Primo Congresso Futurista russo.
Assieme a Kručënych, nel vivace gruppo di futuristi nel quale era compreso anche Kazimir Severinovič, c’é Chlebnikov, un poeta. I due compagni di Malevič stanno creando una nuova forma di poesia chiamata “Zaum”, che tradotto significa: al di là della ragione. E’ fatta di suoni e parole inventate, senza senso, destrutturate e assembleare in modo sconclusionato. La loro intenzione, in questa rivoluzione letteraria, è quella di liberare le parole dal loro significato e di aprirle al potenziale di una forma linguistica pura e semplice.
Nell’elaborare questa loro idea i due poeti scrivono l’opera “Vittoria sul sole”. Le musiche vengono composte da Matjušin e Malevič realizza scene e costumi, in un processo creativo che segnerà per sempre la sua ideologia artistica.
Nel 1912 Malevič decide di lasciare il suo gruppo di artisti, con Larionov che da amico e leader diventa suo rivale.
La particolarità di “Vittoria sul Sole” sta nel completo sgomento che provoca lo spettacolo andato in scena nel 1913 al Teatro Luna Park di Pietrogrado. L’opera si presenta come un’utopia rivoluzionaria che lotta contro il passato e le tradizioni, fino al momento in cui vengono considerati nemici da sconfiggere addirittura la natura e le sue leggi, oltre che la parola e il linguaggio stesso. Mentre in Italia i futuristi dimostrano di voler sconfiggere il “chiaro di luna”, in Russia i trans-razionali del movimento si impongono addirittura di annientare il sole. La vittoria contro la grande potenza della natura arriva sulla scena sotto forma di un grande quadrato nero dipinto sul fondale, realizzato da Malevič.
Nel simbolismo futurista, dove nel bozzetto originale solo metà del quadrato era dipinto di nero, questo elemento dimostra un concetto chiaro: il cerchio luminoso del sole viene sconfitto e sostituito da un quadrato di tenebra dalla forma innaturale e libera. Una metafora del pensiero libero che vince il pensiero codificato.
Lavorare su quest’opera è decisivo a far nascere in Malevič l’illuminazione su una nuova linea di pensiero artistico. Lui stesso dichiara che quell’intuizione, in quel chiaro momento della sua vita, ha segnato l’inizio stesso del Suprematismo.
Nel 1914, grazie al suo manifesto futurista e alle sue opere d’avanguardia, Malevič riesce addirittura a presentare se stesso e la sua arte al Salon des Indépendants di Parigi.
Il delicato e difficile periodo storico aveva bisogno di più di uno sconvolgimento.
Nonostante il lavoro delle avanguardie una grande fetta del panorama artistico è fermo nel Realismo dell’ottocento, completamente al di fuori dei prepotenti desideri innovatori dell’Europa del tempo.
Mentre nel palazzo d’inverno risiede la zarina Alessandra, lo zar Nicola II è al fronte per la guerra e Lenin si trova in Svizzera a progettare la rivoluzione, appare al pubblico l’opera che avrebbe cambiato per sempre la concezione dell’arte per oltre un secondo.
Kazimir Severinovič Malevič ha 36 anni all’epoca e da quell’intuizione ha sviluppato la sua rivoluzione artistica.
Quando si rende conto dell’evoluzione che aveva concepito capisce anche di aver trovato il punto di rottura che avrebbe, a suo dire, azzerato la storia dell’arte conosciuta fino a quel momento. Sarebbe iniziata una nuova era e questa folgorazione gli procura insonnia e inappetenza per diversi giorni.
Quest’emozione si mescola però all’inquietudine di dover nascondere quest’idea rivoluzionaria a tutti i costi, almeno fino alla mostra di Pietrogrado. Ha paura che i suoi rivali possano venirne a conoscenza togliendogli il primato.
Uno tra questi è Vladimir Tatlin, pittore, architetto, scultore e rivale di Malevič. Aveva venduto una scultura a Shchukin, famoso collezionista dell’epoca, all’esorbitante cifra di tremila rubli. Per questo motivo si era convinto di essere il leader del gruppo degli artisti innovatori russi. Alla mostra dove avvenne questa straordinaria compravendita era presente anche Malevič, che però non riuscì a vendere nulla.
L’evento che finalmente vede arrivare Malevič all’apice e che lo consacra come uno dei pittori più controversi del novecento, avviene all’Ultima Mostra Futurista 0.10 tenutasi a Pietrogrado nel 1915.
A questa mostra partecipa anche Tatlin, che forte della sua superiorità aveva deciso di occupare una sala a parte. Kazimir Severinovič, invece, ha studiato in segreto per mesi l’organizzazione del suo allestimento, col desiderio di rendere la sua rivelazione qualcosa di eclatante.
Il suo nuovo Manifesto ha anche un nuovo nome ed è stato accuratamente redatto, pronto per essere esposto.
Va fatta una premessa riguardo il nuovo Manifesto di Malevič e il suo desiderio di fare scalpore.
Per quell’epoca non è affatto facile essere un rivoluzionario per il semplice motivo che tutti vogliono esserlo.
Le grandi avanguardie artistiche del novecento presentano Manifesti sempre più innovativi e la rivoluzione sembra essere ovunque, giunta in Russia attraverso le opere di Shchukin e gli appelli Futuristi.
Alcuni esponenti si sono affiancati alle correnti europee, altri invece si sono votati a una cultura prettamente russa e radicata nella sua tradizione, proprio come aveva fatto il diventato rivale di Malevič: Michail Larionov, fondatore del Raggismo.
Malevič decide di ispirarsi, nella sua eclatante presentazione, a tutti i grandi artisti che avevano lanciato correnti straordinariamente innovative. Come per esempio avvenne per il Futurismo, che si presentò sulla prima pagina di “Le Figaro”.
Malevič e il suo nuovo Manifesto si presentano dunque in un ambiente culturale ricco di aspettativa e di rivalità. La sua ambizione è sicura della sua intuizione, e dichiara “Noi, che ancora ieri eravamo futuristi […] ci siamo sbarazzati del futurismo, ed essendo i più audaci abbiamo sputato sull’altare della sua arte”.
Secondo la sua nuova linea di pensiero la grande accusa rivolta ai futuristi, dei quali anche lui in passato era stato membro, è quella di non essere mai riusciti a lasciarsi indietro il più grande nemico dell’arte e dell’espressività artistica: l’oggettività.
La grande intuizione di Malevič è la costruzione delle forme a partire dal niente. E’ da questo semplice concetto che nasce il significato che sta alla base del nome dato al movimento: Suprematismo, e al titolo della mostra stessa che lo presenta: 0.10 Ultima Mostra Futurista.
“0” sta a significare la distruzione dalla quale ricominciare e “10” doveva probabilmente rappresentare il numero degli artisti coinvolti, anche se nella realtà erano in 14.
Nella principale sala della sua esposizione, Malevič espone 39 tele da lui realizzate.
Quelle opere, che con difficoltà i visitatori possono riconoscere come dei quadri, sono piene di forme geometriche, quadrate e non, nere e colorate, tutte rigorosamente rappresentate su uno sfondo bianco.
A sovrastare tutte queste tele c’è l’emblema di questo movimento, una tela assolutamente estranea e diversa da qualsiasi altra cosa vista fino a quel momento: un quadrato completamente nero su uno sfondo bianco dal titolo Chetyreugol’nik, “Quadrangolo”.
Ad alcuni è sicuramente sembrata una rappresentazione banale, quasi uno scherzo, a ricordo del primo manifesto futurista scritto nel 1912 da Majakovskij, che si intitolava “Schiaffo al gusto del pubblico”. Un soggetto del genere non poteva neanche essere considerato “arte”.
Un russo, però, può cogliere immediatamente l’elemento destabilizzante che accompagnava quest’opera: la sua posizione.
Il quadro, infatti, non si trova sulla parete in mezzo alle altre opere. Malevič lo ha posizionato in sospensione, obliquo, all’angolo tra due pareti, proprio vicino al soffitto. Nella cultura tradizionale russa quell’angolo è chiamato “angolo rosso” o “angolo bello” perché è il posto riservato all’icona sacra.
Con questo gesto Malevič vuole mostrare a tutti la sua idea di annullamento del vecchio, della tradizione, sostituito da un nuovo inizio, una concezione completamente nuova e assoluta che annulla ogni cosa e restituisce una nuova nascita all’arte. Mostra quel quadrato nero come una porta e dichiarava, in una lettera inviata al compositore Matiushin, che la sua prima opera suprematista rappresenta un quadrato nero che è l’embrione di tutte le possibilità che nel loro sviluppo acquistano una forza sorprendente.
Quel quadrato nero raffigura il punto zero. Annienta, attraverso il suo straordinario minimalismo, tutto ciò che prima era stato, per presentare un futuro completamente diverso.
E’ un’esaltazione quasi mistica, religiosa nel senso laico del termine.
Per Malevič quel freddo e semplice quadrato nero è una forma viva con una sua identità, come un’icona sacra, e come tale meritava di porsi al centro del suo ruolo. Dichiara: “Io mi sono trasfigurato nello zero delle forme e sono andato al di là dello zero, cioè verso il Suprematismo, verso il nuovo realismo pittorico, verso la creazione non-oggettiva”.
Malevič porta così l’astrattismo in Russia, nonostante il termine “astratto” non viene praticamente mai utilizzato. La parola usata è “non-oggettivo”, che nell’ambito artistico prendeva la connotazione di un qualcosa senza un senso.
L’astrattismo non è però un’invenzione esclusiva di Malevič. Altri suo contemporanei, in quel periodo, sviluppano lo stesso pensiero, anche se in modi differenti. Per esempio Kandinskij, in Germania, crea il suo primo acquarello con idea astrattista, semplificando un paesaggio con l’intenzione di raggiungere un’idea quasi spirituale del paesaggio stesso; Mondrian in Olanda realizza le sue composizioni astratte contagiato dalla stessa ideologia teosofica; Delaunay in Francia con i suoi colori espressivi; Bella che in Italia ha già sperimentato con le forme geometriche.
Prima di Malevič, però, nessuno ha radicalizzato in modo tanto palese il concetto artistico.
L’azzeramento della pittura in un quadro nero obbliga lo spettatore a uno stupore catartico. Quell’icona nichilista rivelava due realtà: la cancellazione del passato dell’arte e l’inaugurazione di un nuovo futuro.
L’oggettività della pittura tradizionale è in questo modo distrutta. Non esistono più spazi virtuali in cui si presentano oggetti o personaggi, neanche simili a quelli appena accennati nelle opere cubiste o futuriste. Quella finestra nera sbarra del tutto la visione di una qualsiasi rappresentazione.
Da quell’angolo sacro, usato come nucleo generatore della nuova pittura di “pura espressione emozionale”, si diramano tutte le altre opere: figure geometriche in composizioni diversificate, poste sulle pareti come se galleggiassero, bloccate nello spazio.
Per Malevič quelle sono forme viventi. Nonostante sia un concetto insolito per delle forme geometriche immobili per capirlo al meglio bisogna rivolgersi al pensiero formalista e all’intuizionismo vitalista che circolava molto in Russia in quel particolare periodo storico.
Dopo la straordinaria rivoluzione che fu la presentazione del Suprematismo, Malevič passa gli anni subito successivi a sperimentare ancora, arricchendo le forme dei suoi dipinti dei colori primari, di altre forme e accennando addirittura a riportare piccoli accenni di prospettiva.
Durante quegli studi Malevič si accorge che quella sua rivoluzione sembra essere fine a se stessa. Con questo presupposto elabora l’opera che avrebbe posto fine al suprematismo: Bianco su Bianco. Il quadro monocromo descrive l’infinito, l’essenza pura che si spinge fino al vuoto. Era il 1919 e con quest’opera Kazimir Severinovič Malevič decide di interrompere la sua carriera artistica, fermandosi per circa un decennio.
Quando scoppia la Rivoluzione Russa Malevič abbandona il pennello per dedicare la sua attenzione a diversi incarichi che gli vengono assegnati. Lavora come architetto, nell’urbanistica e nel design, oltre che dedicare molto del suo tempo all’insegnamento.
Diventa maestro di pittura all’Istituto d’Arte di Vitebsk, ma i suoi metodi quasi d’indrottinamento gli procurano non pochi attriti tra gli altri insegnanti e i dirigenti. Malevič, infatti, se da una parte è infuocato dall’idea di rendere la cultura del popolo, dall’altra pretende di insegnare un sistema di arte che non può contenere realtà e visibile nello stesso concetto. Per lui l’unica strada verso la libertà spirituale è quella percorsa attraverso il materialismo marxista. Questa convinzione risente particolarmente della predisposizione e dell’interesse di Malevič per l’esoterismo, e questo lo rese quasi un messia per i suoi studenti. Alcuni suoi colleghi invece, come Chagall, sono costretti all’esilio.
E’ il 1920 e il governo sovietico non è particolarmente disposto a sostenere l’arte “non-oggettiva”. Non si presta a un’efficace propaganda politica e per questo la corrente artistica del “realismo socialista” diventa l’unica ufficiale.
L’arte di Malevič e i suoi insegnamenti non sono particolarmente ben visti, ma gli viene comunque permesso di esporre il suo lavoro in Europa nel 1927, prima a Varsavia e poi a Berlino, alla “Große Berliner Kunstausstellung”.
In queste occasioni conosce molti artisti e architetti della corrente astrattista e futurista, tra i quali Arp, Gabo, Schwitters e Le Corbusier. Viene invitato da Gropius a visitare il Bauhaus, che in suo onore pubblica il volume “L’arte non oggettiva”. Nel 1929 addirittura gli viene permesso di allestire una personale alla Galleria Tretyakov di Mosca.
Malevič non tiene però conto del fatto che la sua amicizia con gli artisti tedeschi gli sta creando problemi con il regime sovietico. Nel 1930 viene arrestato e incarcerato per due mesi. Molti dei suoi modelli, disegni e appunti vengono distrutti. Il regime lo accusa dichiarandolo un “monaco pazzo che fa propaganda controrivoluzionaria a spese dello Stato”.
Quando Malevič venne rilasciato è costretto a ricominciare la sua carriera da zero.
Piegato dalle richieste del regime sovietico inizia a far uscire dal suo studio opere figurative addirittura risalenti al primo periodo di lavoro, in data 1910, di cui nessuno conosceva l’esistenza.
Si dedica alla raffigurazione di personaggi, ritratti di amici e parenti, cercando di adattarsi in ogni modo alle direttive del partito.
Malevič passa gli ultimi anni della sua vita emarginato e povero.
Era il 1935 quando muore, a Leningrado, consumato dal cancro.
Prima di morire chiede che il suo celebre quadrato nero venga esposto nella sua camera mortuaria e poi accanto alla bara che egli stesso ha progettato.
In punto di morte vuole far addirittura portare il suo letto di fronte alla finestra, per vedere il mare.
Alla sua morte il regime sovietico attua nei suoi confronti una vera e propria cancellazione dalla storia dell’arte.
Questa ingiustizia viene riscattata solo agli inizi degli anni 90, dopo che la politica nei paesi sovietici si distende e non c’é più la necessità di nascondere le opere di Malevič al grande pubblico.
Le Opere
– Autoritratto, 1908-10, gouache su carta, Galleria Tret’jakov, Mosca.
Autoritratto del pittore dai toni impressionisti. Lo sguardo fisso ricorda molto le icone delle Chiese orientali, ma aldilà della suggestione iconica della tradizione russa c’è un secondo piano di lettura dell’opera. Lo sfondo rosso e pieno di nudi di donna esalta un simbolismo cromatico e sensuale che pare stagliarsi alle spalle del pittore come ad allontanarsi, mimando quasi un conflitto psicologico tra la razionalità e il desiderio sessuale. Alcuni hanno sottolineato che questo aspetto, e alcuni elementi nell’abbigliamento e lo sguardo fisso, possono avere connotazioni esoteriche e quindi mostrare il pittore molto vicino all’idea di distacco verso la realtà comune.
– Il Taglialegna, 1912, olio su tela, Stedelijk Museum, Amsterdam.
Quest’opera mostra il tema del lavoro manuale contadino. E’ una rappresentazione straordinariamente informale, dove figura e sfondo sembrano formare una sola unità senza prospettive, quasi astratta. L’artista non solo cita il cubismo francese ma lo rende piatto, completamente statico. Il soggetto infatti si mostra come bloccato nell’atto che sta compiendo. L’aspetto cilindrico delle forme appare simile a metallo liscio e lucente.
– Donna alla fermata di un tram (Donna in un tram), 1913-1914, olio su tela, Stedelijk Museum, Amsterdam.
Quest’opera è una testimonianza molto importante del cambiamento radicale che ha portato Malevič verso l’astrattismo. Accostando diversi elementi senza nessuna logica voleva mostrare una visione più attenta e profonda della realtà stessa. Nel dipinto sono rappresentati sullo stesso piano elementi vicini e distanti. Il soggetto del dipinto (la donna) in realtà è un uomo con la bombetta che si trova sia fuori dalla stessa rappresentazione che nel tram. Tutti gli elementi si contraddicono, soprattutto per la presenza di scritte e numeri, che sono un chiaro riferimento cubista.
– Uomo inglese a Mosca, 1914, olio su tela, Museo Stedelijk, Amsterdam.
In questo dipinto Malevič continua a elaborare il pensiero futurista con forme più interessanti.
L’opera rappresenta una scena composta da una figura di uomo parzialmente coperta da un pesce bianco, una spada e una candela. Il resto della raccolta di oggetti presenti sulla scena fa pensare al mercato di Mosca o a un posto molto affollato della parte antica della città.
Per molti critici questo dipinto sembra raffigurare il pensiero di Malevič secondo il quale nulla è davvero ciò che sembra, in un qualcosa che nasconde sempre qualcos’altro. Per questo ogni oggetto rappresentato ha un duplice significato simbolico.
– Quadrato nero su fondo bianco, 1915, olio su tela, Galleria di Stato Tret’jakov, Mosca.
L’opera che diede inizio alla corrente suprematista, ideata da Malevič per annullare l’arte figurativa. Ispirato ai lavori sulle scene per l’opera “Vittoria del Sole” è il primo quadro senza oggetto. L’immagine vuole sintetizzare il sentimento cosmico, vitale e creativo di un mondo nel quale gli oggetti sono assenti, che si trova al di sopra di qualsiasi realtà. Malevič stesso, riguardo quest’opera, dichiarò: “Tutto quello che abbiamo amato è andato perduto: ci troviamo in un deserto…Davanti a noi c’è solo un quadrato nero su fondo bianco!”
– Senza titolo ( opera suprematista), 1915, olio su tela, Museo di Stato Russo, San Pietroburgo.
In quest’opera Malevič mostra tutta la sua riflessione sul Suprematismo e la sua meditazione sulla realtà. Le forme geometriche colorate, in relazione con lo sfondo, sono una costante nelle opere di questo periodo. La particolarità sta nella sospensione delle forme, che si sovrappongono e si incontrano. L’illusione è quella che ricorda le ali di un aereo.
– Bianco su Bianco, 1918, olio su tela, Museo di Arte Moderna, New York.
Ultimo quadro realizzato da Malevič per chiudere definitivamente il suo periodo suprematista. Il soggetto del quadro è stato elaborato dopo una lunga riflessione che ha portato all’esaurimento della filosofia suprematista. Questo quadrato bianco, raffigurato inclinato, sembra voler uscire dalla tela. Vuole essere un augurio verso l’apertura artistica a una nuova società, dove il materialismo avrebbe regalato una totale libertà spirituale.
– Premonizione Complessa (Torso in un camice giallo), 1930, olio su tela, Museo di Stato Russo, San Pietroburgo.
In quest’opera Malevič, nel pieno periodo del potere staliniano, si ritrova a dover tornare alla pittura figurativa. L’interesse crescente verso i fenomeni neo figurativi europei degli anni Venti e Trenta lo porta a continuare l’idea del suprematismo, ma verso immagini che hanno recuperato in parte la loro identità. In quest’opera si vede questo personaggio-manichino, immobile su uno sfondo stilizzato in strisce di vari colori. L’atmosfera sembra sospesa e malinconica e tutta la produzione di questo periodo risentirà di questa vena pessimistica.
– Autoritratto, 1933, olio su tela, Museo di Stato Russo, San Pietroburgo.
Negli ultimi anni della sua vita Malevič è tornato a esplorare i temi più figurativi e conservatori della sua carriera, come i ritratti o i contadini. In quest’opera si raffigura come un artista del Rinascimento, serio e posato in un abito rosso e nero su sfondo neutro. Il gesto che fa con la mano riprende quello dell’artista Albretch Durer nel suo autoritratto del 1500. Questo gesto ha un doppio significato. Se l’apertura della mano fa pensare a una volontà aperta ma sospesa, l’espressione suggerisce una mente chiusa, a simboleggiare la costrizione sulla volontà artistica sotto il dominio di Stalin. L’artista però non rinnega se stesso e firma l’opera, nell’angolo in basso a destra, col suo celebre quadrato nero.
Le Mostre
• 12 Novembre 2014 / 08 Febbraio 2015 – George Costakis: Departure from the USSR… – Tretyakov Gallery Mosca, Russia
• 15 Gennaio 2015 / 06 Aprile 2015 – Adventures of the Black Square: Abstract Art and Society 1915–2015 – Whitechapel Art Gallery, Londra, UK
• 06 Febbraio 2015 / 19 Aprile 2015 – Grammar of Freedom / Five Lessons: Works from the Arteast 2000+ Collection – Garage Museum of Contemporary Art, Mosca, Russia
• 07 Febbraio 2015 / 05 Luglio 2015 – Picturing War: Selections from the Zimmerli Art Museum Collection – Jane Voorhees Zimmerli Art Museum, Rutgers University, New Brunswick, New Jersey, USA
• 01 Aprile 2015 / 06 Luglio 2015 – Keys to a passion – Fondation Louis Vuitton, Neuilly-Sur-Seine, Parigi, Francia
• 17 Aprile 2015 / 28 Giugno 2015 – The War That Ended Peace – Erarta Museum of Contemporary Art, San Pietroburgo, Russia
• 19 Maggio 2015 / 20 Ottobre 2015 – Kazimir Malevich and his students. 100 years after the black square. Russian avant garde works from the Costakis collection of the SMCA – State Museum of Contemporary Art, Thessaloniki, Grecia
• 11 Settembre 2015 / 04 Gennaio 2016 – World War I: War of Images, Images of War – Mildred Lane Kemper Art Museum, Washington University, St. Louis, Missouri, USA
• 02 Ottobre 2015 / 17 Gennaio 2016 – MALEVIČ – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (GAMeC), Bergamo, Italia
• 04 Ottobre 2015 / 10 Gennaio 2016 – In Search of 0,10 – The Last Futurist Exhibition of Painting – Fondation Beyeler, Basel, Basel, Svizzera
• 30 Ottobre 2015 / 20 Febbraio 2016 – Crab Walk – Northern Gallery for Contemporary Art, Sunderland, UK
• 11 Novembre 2015 / 06 Dicembre 2015 – When I Eat – Proekt Fabrika, Mosca, Russia
• 11 Dicembre 2015 / 22 Gennaio 2016 – You Can’t Do That – Winzavod Contemporary Art Center, Mosca, Russia
• 26 Febbraio 2016 / 26 Giugno 2016 – Chagall to Malevich – Albertina Museum, Vienna, Austria
• 30 Marzo 2016 / 09 Maggio 2016 – ART UP. ART IN – Moscow Museum of Modern Art, Petrovka Street, Mosca, Russia
• 12 Aprile 2016 / 09 Luglio 2016 – Typography as an act of art – State Museum of Contemporary Art, Thessaloniki, Grecia
• 29 Aprile 2016 / 01 Febbraio 2016 – Guggenheim Collection – Solomon R. Guggenheim Museum, Upper East Side, New York, USA
• 24 Giugno 2016 / 01 Ottobre 2016 – Just Black and White – Galerie Klüser, Monaco, Germania
• 22 Settembre 2016 / 21 Novembre 2016 – Wassily Kandinsky and Russia – The State Russian Museum, San Pietroburgo, Russia
• 24 Settembre 2016 / 19 Febbraio 2017 – Kneaded Knowledge. The Language of Ceramics – Kunsthaus Graz am Universalmuseum Joanneum, Graz, Austria
• 29 Settembre 2016 / 22 Gennaio 2017 – The Power of the Avant-Garde: Now and Then – BOZAR Centre for Fine Arts, Bruxelles, Belgio
• 13 Ottobre 2016 / 03 Dicembre 2016 – Paths to the Absolute: Kandinsky, Malevich, Mondrian, Newman, Rothko and Still – Di Donna, Upper East Side, New York, USA
• 03 Dicembre 2016 / 12 Marzo 2017 – A Revolutionary Impulse: The Rise of the Russian Avant-Garde – The Museum of Modern Art MOMA, Manhattan, USA
• 09 Dicembre 2016 / 12 Marzo 2016 – The Advent of Abstraction: Russia, 1914-1923 – National Gallery of Canada, Ottawa, Ontario, Canada
• 27 Gennaio 2017 / 30 Aprile 2017 – Constructing the New Man – Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda
• 02 Febbraio 2017 / 01 Maggio 2017 – NAÏVE…NO and Creation – Moscow Museum of Modern Art, Petrovka Street, Mosca, Russia
• 11 Febbraio 2017 / 17 Aprile 2017 – Revolution: Russian Art 1917–1932 – Royal Academy of Arts, Mayfair, Londra, UK
• 10 Marzo 2017 / 28 Maggio 2017 – The Power of the Avant-Garde – NMK, National Museum in Krakow, Cracovia, Polonia
• 05 Aprile 2017 / 23 Aprile 2017 – Anatoly Shuravlev: Future Revisited – State Museum of Contemporary Art, Thessaloniki, Grecia
• 13 Aprile 2017 / 09 Luglio 2017 – The Revolution is dead. Long live the Revolution! – Zentrum Paul Klee, Berna, Svizzera
• 10 Giugno 2017 / 15 Settembre 2017 – Judd / Malevich – Galerie Gmurzynska, Zurich (Talstrasse), Zurigo, Svizzera
• 05 Luglio 2017 / 08 Ottobre 2017 – Call of the Avant-Garde: Constructivism and Australian Art – Heide Museum of Modern Art, Belleen, Australia
• 19 Agosto 2017 / 04 Marzo 2018 – Russian Avant-Garde – National Gallery of Australia, Canberra, Australia
• 01 Settembre 2017 / 03 Ottobre 2017 – Art Without Death: Russian Cosmism – Haus der Kulturen der Welt, Berlino, Germania
• 28 Settembre 2017 / 05 Novembre 2017 – 100′. The centenary of Kunsthal Aarhus – Kunsthal Aarhus, Århus, Danimarca
• 28 Settembre 2017 / 14 Gennaio 2018 – Someone 1917 – Tretyakov Gallery, Mosca, Russia
• 16 Novembre 2017 / 18 Febbraio 2018 – El Lissitzky: first widescale retrospective of the artist in Russia – Tretyakov Gallery and the Jewish Museum & Tolerance Center, Mosca, Russia
• 24 Novembre 2017 / 25 Febbraio 2018 – KAZIMIR MALEVICH. Not Only Black Square – VDNH’s Pavilion of the Worker and the Kolkhoz Woman, Mosca, Russia
• 25 Novembre 2017 / 08 Aprile 2018 – The Storming of the Winter Palace – Forensics of an Image, Hartware MedienKunstVerein, Dortmund, Germania
• 15 Dicembre 2017 / 13 Maggio 2018 – REVOLUTIJA. Da Chagall a Malevich, da Repin a Kandisky – MAMbo, Museo d’Arte Moderna, Bologna, Italia
• 13 Marzo 2018 / 26 Agosto 2018 – A future in construction. The soviet book in the IVAM – IVAM, Institut Valencià d`Art Modern, Valencia, Spagna
• 22 Marzo 2018 / 16 Settembre 2018 – Line, Form and Colour. Works from the Berardo Collection – Museu Coleção Berardo, Lisbona, Portogallo
• 28 Marzo 2018 / 16 Giugno 2018 – Chagall, Lissitzy, Malevich. The Russian Avant-Garde in Vitebsk (1918-1922) – Centre Pompidou, Parigi, Francia
• 06 Giugno 2018 / 22 Ottobre 2018 – Russian Dada 1914–1924 – Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, Spagna
• 07 Giugno 2018 / 28 Luglio 2018 – Group Exhibition: Abstract/ion – Galerie Klüser, Monaco, Germania
• 09 Giugno 2018 / 07 Ottobre 2018 – MoMA at NVG: Melbourne Winter Masterpieces 2018 – NGV International, Melbourne, Australia
• 29 Giugno 2018 / 16 Settembre 2018 – Thessaloniki. Costakis Collection. Restart – State Museum of Contemporary Art, Thessaloniki, Grecia
• 11 Settembre 2018 / 03 Novembre 2018 – Charchoune Monochromes – Galerie Le Minotaure, Parigi, Francia
• 14 Settembre 2018 / 06 Gennaio 2019 – Chagall, Lissitzky, Malevich: The Russian Avant-Garde in Vitebsk, 1918-1922 – The Jewish Museum, Upper East Side, New York, USA
• 05 Ottobre 2018 / 27 Gennaio 2019 – The New Berlin: 1912-1932 – Royal Museums of Fine Arts of Belgium, Bruxelles, Belgio
• 18 Dicembre 2018 / 29 Aprile 2019 – Victory over the Sun: Russian Avant-Garde and Beyond – The Israel Museum, Gerusalemme, Israele